Una incredibile storia di speranza, meraviglia, bellezza e disperazione. Il destino della sonda Voyager 1 si mescola con quella del suo creatore dalle tendenze suicide, quelle di suo figlio sognatore e quelle del Pianeta Terra. Mentre il satellite artificiale si allontana dal sistema solare tutto cade in prospettiva, diventa dolorosamente chiaro che il nostro Pallido Pallino Blu, la Terra, è l’astronave più preziosa e va protetta senza esitazione e senza compromessi. Perché non riusciamo a farlo? Forse non siamo “ingegnerizzati” per farlo?
Forse non siamo così intelligenti? Ma quando tutto sembra perduto avviene la più incredibile delle rivoluzioni. È draconiana e necessaria. Il senso fatalistico di inevitabilità è sollevato dalle nostre anime e la struttura sociale cambia per sempre e per il meglio. Ma è successo veramente? Può succedere veramente? Oppure è solo utopia, una storia di speranza che deve essere raccontata e poi inviata al Voyager 1 così che almeno lui possa tenere un’ultima finale reliquia della nostra civilizzazione che potrebbe essere giunta al termine del suo viaggio?
Quando si guarda la Terra dallo spazio, si vede una meravigliosa palla blu, un fragile e delicatissimo ecosistema. L’atmosfera terrestre è solo un sottile strato di gas, e questo è tutto ciò che ci protegge dall’inferno assoluto dello spazio. Fino a poche migliaia di anni fa, gli esseri umani non erano altro che animali come tutti gli altri, fragili, inseriti in qualche modo in una catena alimentare più grande di loro e sempre in pericolo di essere eliminati. Guardiamoci ora: abbiamo conquistato la Terra, abbiamo eliminato un numero enorme di altre specie e stiamo generando ciò che gli scienziati chiamano l’Antropocene, l’estinzione di massa causata dall’uomo. Tutto questo in un tempo brevissimo rispetto alle ere del nostro pianeta. Noi siamo l’asteroide che può cambiare il volto della Terra, infatti lo abbiamo già cambiato!
Ecco perché Pale Blue Dot è uno spettacolo così urgente, per me. Perché mette tutte queste questioni in prospettiva: il brutto e il bello, il peccato e la gloria... gli esseri umani sono in grado di inviare navicelle su Marte e Encelado e Plutone e allo stesso tempo non sono in grado di accettare pienamente il cambiamento climatico causato da loro stessi! Siamo il sublime e il marcio. Stiamo andando verso il disastro.
Tuttavia... c’è speranza. Ci sono soluzioni. Ma queste devono passare attraverso regole fondamentali di accettazione: accettazione della scienza, accettazione del sacrificio diffuso per un bene comune, accettazione che il modo in cui abbiamo vissuto finora non è sostenibile, accettazione che dobbiamo diventare più leggeri, più lenti e più profondi nel nostro approccio alla vita. Gli adulti di oggi non sembrano disposti ad accettare tutto questo, ma i bambini dovranno farlo. Fra pochi anni si guarderanno indietro e ci chiederanno perché non abbiamo provato a cambiare le cose per il meglio. Perché il cambiamento avverrà. Speriamo solo di dare ai nostri figli abbastanza tempo e mezzi per farlo succedere veramente.
“Pale Blue Dot” è in realtà una famosa foto della Terra vista da 6 miliardi di chilometri di distanza dal Voyager 1 nel febbraio 1990. Ecco quello che Carl Sagan scrisse su di essa: “Guarda ancora quel puntino, quello è qui. Quello è casa. Quello siamo noi. Su di esso tutti quelli che ami, tutti quelli che conosci, tutti quelli di cui hai sentito parlare, tutti gli esseri umani che sono mai esistiti, hanno vissuto la loro vita. L’insieme di tutte la nostre gioie e sofferenze, migliaia di religioni, ideologie e dottrine economiche, ogni cacciatore e raccoglitore, ogni eroe e codardo, ogni creatore e distruttore di civiltà, ogni re e ogni poveraccio, ogni giovane coppia innamorata, ogni madre e padre, ogni bambino pieno di speranza, ogni inventore ed esploratore, ogni maestro di valori morali, ogni politico corrotto, ogni superstar e ogni leader supremo, ogni santo e ogni peccatore nella storia della nostra specie ha vissuto li - su un granello di polvere sospeso su un raggio di sole.” Il nostro Pale Blue Dot è così bello che fa male. (Andrea Brunello)